Come ogni volta che il domino cerca di fermare il cammino della rivolta, che si insinua come una malerba,  creando crepe e disconnettendo le strade dritte e sicure sulle quali camminano sfruttamento e oppressione, si rende necessario guardarsi in faccia, tra chi ha ancora a cuore la vita che pulsa in quella malerba.
A seguito dell’operazione denominata “Scripta Manent”, tra anarchici abbiamo deciso di darci dei momenti di incontro.
Questi incontri avvenuti già a Pisa e a Roma hanno tirato fuori varie questioni. Ma ovviamente nascendo in un’ottica “emergenziale”, ovvero rispondere all’arresto di otto compagni anarchici, è stato complicato trovare lo spazio per sviscerarle, ma non per questo deve essere persa l’occasione per trovarlo, creando momenti per analisi più approfondite.
Se la frase di chiusura del testo che ha chiamato questo ciclo di incontri a partire da Pisa, recitava: “Crediamo sia necessario il confronto tra chi riconosce propria la responsabilità di rivendicare l’idea anarchica, le sue tensioni e pratiche.”  Poniamoci una domanda, perché riconosciamo propria questa responsabilità oggi?

La nostra risposta è chiara. Gli ultimi anni, in particolar modo, sono stati fortemente animati da una bassezza in continuo movimento, che nel tempo ha prodotto vittimismo, dissociazioni, silenzi in merito alle dissociazioni, espliciti distinguo tra i bravi ragazzi e i cattivi anarchici ecc ecc…
Dunque, oggi più che mai, riteniamo fondamentale assumerci fermamente le nostre responsabilità di individui non sottomessi alla rassegnazione, ribadiamo la volontà di voler ristabilire ciò che è la lotta anarchica.
Rimanere spalla a spalla con i nostri compagni, tra le tante questioni, significa anche assumerci collettivamente tutto ciò loro contestato in quanto parte della nostra lotta/vita. Per questo siamo convinti che vadano sostenuti e promossi momenti di incontro come questo e quelli precedenti, in cui, tra anarchici, ci si confronti per arrivare alla concretizzazione di un evento, ma che sappiano anche guardare oltre le cicliche operazioni repressive. Essendo nostro il percorso che lo Stato tenta di processare, tenendo in ostaggio Marco, Danilo, Anna, Valentina, Sandro, Alfredo, Daniele e Nicola. Proponiamo quindi una presenza a testa alta al processo, sempre consci che la lotta, quella vera, quella viva si concretizza su altri piani.
Pensiamo che solidarietà sia un termine troppo abusato e che ormai crei anche confusione; ciò che ci preme è continuare a fare quello che abbiamo fatto fino a ieri e darci l’occasione di farlo anche domani. Liberi da ogni devozione, usciamo dalla logica del dover fare solidarietà, non riteniamo sia un evento speciale rimanere vicini ai compagni che momentaneamente si trovano fermi in una tappa che coscientemente si rischia vivendo l’anarchia, e siamo sicuri che ogni colpo ben assestato crei una breccia nei muri che il dominio erige per contenerci dentro e fuori le sue gabbie.
Croce Nera Anarchica